mercoledì 27 luglio 2016

Depressione e sistema energetico



Di recente ho cominciato una terapia per curare farmacologicamente lo stato depressivo che mi ha colto dopo tutti i cambiamenti che ho dovuto affrontare in quest'ultimo periodo.
Naturalmente non ho tralasciato il mio percorso spirituale, anzi ho cominciato ad approfondire le cause, le conseguenze e i possibili interventi che si possono applicare dal punto di vista energetico.

La mia percezione è stata di essere come divisa in due, come se il chakra del cuore non riuscisse a connettere quello che era il mio pensiero (sesto chakra)  con la soddisfazione dei miei bisogni primari (primo chakra).
Non mi sentivo né radicata né aperta all'energia universale,le emozioni mi invadevano ed è come se si fosse scatenato un vero e proprio blocco energetico che tendeva ad incrementare a dismisura l'attività del sesto chakra e rendermi completamente estranea dal presente.

Claudia Rainville nel suo manuale sulla metamedicina ("Ogni sintomo è un messaggio" ed.Amrita),in linea con molte teorie psicologiche, sostiene che la depressione origini dal vivere un'infanzia in un ambiente nel quale il bambino non si è sentito amato, accudito e protetto.
Il bambino per sopravvivere quindi fa scattare dei meccanismi come ad esempio la dipendenza affettiva; comincia a comprendere che nel momento in cui si ammala comincia ad essere accudito, quindi anche da adulto metterà in atto lo stesso meccanismo.
Quindi l'attaccamento nei confronti di una persona, le dipendenze e il sovraccaricarsi di attività cominciano a diventare l'unico modo con il quale si può riempire quel vuoto lasciato da quell'amore e quel senso di sicurezza e protezione che ci sono stati negati nell'infanzia.
Lei suggerisce di far riaffiorare gli eventi che vissuti nell'infanzia hanno fatto germogliare il male di vivere, guidando i lettori attraverso una serie di domande. Dopo aver circoscritto gli eventi traumatici, prendere contatto con il nostro bambino interiore che ha tanto sofferto, offrendogli amore protezione e soprattutto una valida alternativa che non sia quella del lasciarsi andare al desiderio di morire.

Ho provato ad applicare il suo metodo e devo dire che all'inizio non è stato semplice... era come se emotivamente mi bloccassi e non riuscissi ad arrivare a pensarmi così piccole e sofferente.
Poi praticando più volte alla fine sono riuscita a vedere me bambina, così triste, sola e piena di paura che ascoltavo le urla dei miei genitori. Mi sentivo in colpa per il fatto che non ero capace di farli smettere e ad un tratto era come se nella mia mente fiorisse il pensiero che proprio la mia esistenza fosse la causa di tutto la loro rabbia e dolore.
Ho cominciato a guardarmi.. piccola, sola, rannicchiata nel letto, piena di paura e tristezza.
Mi sono seduta accanto a quella bambina e l'ho presa in braccio, rassicurandola sul fatto che la sua mamma e il suo papà non stavano litigando a causa sua... che per loro lei e per il mondo lei era importante, unica e speciale.
Ho cominciato ad avvertire un'incredibile energia sprigionarsi dal chakra del cuore e lacrime copiose rigavano le mie guance.
All'improvviso quel pianto compassionevole si è trasformato in gratitudine di esistere, in amore puro.
Tutt'ora posso richiamare in me quella sensazione di trasformazione del dolore in amore.

Un altro modo che applico per equilibrare cuore e mente e allo stesso tempo radicarsi è quello di fare lunghe camminate nella natura. Per fare questo non occorre per forza abitare vicino ad un bosco o in un posto di mare, ma basta sincronizzarsi sul presente, su quello che realmente ci circonda.
Mettere a tacere per una attimo il pensiero e percepirsi in sincronia con il Tutto, accogliendo quello che i nostri sensi percepiscono.
Lo si può fare anche semplicemente osservando il cielo, il movimento delle nuvole, le foglie mosse dal vento, godere del calore del primo sole del mattino...
Adoro ad esempio il momento dell'alba, quando il silenzio della notte si dissolve nei rumori della natura che si risveglia e della attività umane che per un altro giorno ancora hanno inizio.
Questa tecnica la si può applicare in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi posto ci troviamo.
Osservare con gratitudine la possibilità di assistere a questo spettacolo, percepire di fare parte di tutto quello che ci circonda, insomma risvegliare quella gratitudine nei confronti della vita dal quale il troppo pensare ci allontanato.

Ho cominciato ad accogliere questo disturbo che mi ha accompagnato per quasi tutta la vita. Prima cercavo di combatterlo, di non avvertire il dolore che provavo, e continuavo a costruire muri dentro di me per arginare le emozioni che potevano riportarmi agli eventi dolorosi che hanno caratterizzato il mio percorso.
L' enorme sforzo che impiegavo per nascondere a me stessa e agli altri il dolore, mi ha portato ad una frattura fra quello che provavo e quello che esternamente manifestavo e le conseguenze erano la rabbia nei confronti di me stessa, il percepirmi frammentata, vuota, disorientata.
Riconoscere il disturbo borderline è stato il primo passo... so che non sarà una strada semplice da percorrere, ma ora ho le armi per sfondare le barriere interiori che nascondono il mio vuoto... posso guardarlo, accoglierlo e trovare in me stessa l'amore, la compassione e la gratitudine necessari per riempirlo.





venerdì 8 luglio 2016

La notte buia dell'anima







Sono in una fase della vita dove ho dovuto elaborare la perdita di tutto quello che avevo conquistato durante il mio percorso spirituale
Alcuni definiscono questa tappa del percorso spirituale la notte buia dell'anima.
E' un momento nel quale sembra quasi che l'Ego voglia rivendicare il suo posto e di fronte alla nostra non accettazione.

Separazione fra ciò che si sa e ciò che si sente, solitudine, mancanza e paura che negli anni precedenti al mio percorso avevo inconsciamente alimentato mi si sono svelati nella loro drammatica potenza e ho avvertito come l'impressione di avere armi troppo deboli per poterli combattere.

Per me quindi questo è un periodo di pausa, un momento nel quale devo affrontare il vuoto e resistere al grido impetuoso del dolore che scaturisce dalla presa di coscienza che la convinzione di essere arrivata ad un equilibrio era solo l'ennesima illusione della mente.

E' come non trovare più una connessione fra il mio esistere terreno e la mia coscienza, una lacerazione che in ogni istante mi rende evidente la frattura fra cuore e mente e mi ritrovo a vivere altalenandomi fra il dolore del passato e la paura del futuro.

Ma in tutto questo sprofondare nell'oblio, ci sono anche istanti durante i quali continuo ad avvertire una speranza... una luce che non proviene dalla comprensione, ma dal mio più intimo sentire del cuore.
E oltre alla caduta intravedo la  possibilità di uscire dal labirinto dei miei schemi mentali.
Non posso essere solo quel vuoto doloroso, il buio non è che l'assenza di luce...

Quindi ho deciso di riconnettermi con la mia vera essenza, con quella parte di me che è manifestazione del Tutto, e ci sono brevi istanti dove il presente ricomincia a splendere.

Non si tratta di ricominciare da capo, ma di dare il via ad un nuovo punto di partenza, quindi ho deciso di dedicarmi all'ascolto di quello che mi sta accadendo, anche di quella parte d'ombra che ognuno di noi possiede e che spesso, temendola,  maschero con la razionalità.

Forse il sentiero sta proprio nell'osservare e nel lasciare andare... nell'accettazione che non tutto è razionalmente comprensibile, per prima cosa noi stessi.
Lasciar scaturire la compassione di quella mia parte così spaventata e fragile alla quale solo io posso dare conforto.